giovedì 13 marzo 2008

Nostra intervista al direttore della Biblioteca Provinciale di Cagliari, Salvatore Melis.

Con questa intervista a Salvatore Melis, direttore della Biblioteca Provinciale di Cagliari (Vico XIV S. Giovanni, 8/12 iniziamo un viaggio nel mondo delle biblioteche. Intendiamo conoscere da vicino le potenzialità, le problematiche, il rapporto con i lettori, la diffusione del libro sardo.
Sarà molto interessante raccogliere commenti e suggerimenti da parte degli utenti.
Andrea Mameli e Gianfranco Meloni

Lo stato di salute delle biblioteche non si misura tanto, in tempi di prestito interbibliotecario, con la loro ricchezza di dotazioni, quanto con l'abbondanza di utenti. Come stanno le cose in Sardegna?
I prestiti interbibliotecari a me pare siano ancora una modalità marginale di accesso al sapere e che i tempi della biblioteca "globale" siano ancora al di là da venire, ma concordo sulla considerazione che lo stato di salute delle biblioteche non debba avere come metro di misura la ricchezza delle dotazioni, anche se ciò non è di secondaria importanza). La salute di una struttura di servizio non può che misurarsi con la rispondenza ai bisogni dei suoi utenti. È chiaro che qui di biblioteca pubblica si tratta e gli utenti sono i cittadini, tutti i cittadini; ricordo che le biblioteche pubbliche hanno finanziamenti pubblici e pertanto sono sostenute da tutti i cittadini, anche da quelli che in biblioteca non vanno. Nei periodi più fulgidi (sic!) le biblioteche pubbliche in Italia sono riuscite a raggiungere il 14% dei cittadini al di sopra degli undici anni, ossia l'86% dei cittadini italiani non si è mai servito di una biblioteca pubblica. L'ultima indagine ISTAT rileva che la quota delle persone che si recano in biblioteca diminuisce nel quinquennio 2000/2005 passando dal 12,7% all'11,7%. Altro che abbondanza di utenti...
Le cause di questa condizione sono da rintracciare in miopie politiche, passate e recenti, da tutti riconosciute e da tutti sempre addebitate ad altri, ma questo è un altro penoso capitolo della nostra storia (dal riconoscimento istituzionale del ruolo primario delle biblioteche - al pari delle scuole - alla loro capillare diffusione nel territorio, al riconoscimento di uno specifico ruolo professionale degli operatori, al giusto sostegno finanziario...). Come vanno le cose in Sardegna? Come vanno in Italia mi verrebbe da rispondere. Infatti è assai poco consolatorio il rilevare che la frequenza delle biblioteche in Sardegna si attesti su quella media del 14% che non si riesce a superare.
Quali relazioni tra eventi come la Fiera di Macomer, ma anche i festival di letteratura e le stesse presentazioni di libri, e la lettura?
Le fiere, i festival, le mostre, sono delle feste della lettura per i lettori (delle non-feste per i non lettori) e un evento rilevante per gli editori, distributori, librai, autori e tutto quel vario mondo che circonda la produzione culturale. Le feste sono dei riti sociali celebrati con ricorrenze fisse o quantomeno con cadenze annuali. Servono a radicare il senso di appartenenza, la consapevolezza del se, a confortare, a condividere, a entusiasmare, a fare nuove conoscenze, incontrare altri. La festa è una pausa di riflessione nello scorrere della quotidianità e "la lettura", per tornare a noi, è più un fatto quotidiano che la sua celebrazione (come l'essere cattolico non si risolve nella partecipazione alla messa domenicale).
Le relazioni tra le feste in questione e la "lettura" spesso dimenticano che la lettura è un fatto relativo alla quotidianità, alle abitudini culturali, alla trasmissione di conoscenze vitali per la sopravvivenza (la lettura è lo strumento principe di formazione della conoscenza in una società in cui il bene più prezioso è il sapere) individuale e sociale, per la formazione umana, personale (intima) e professionale. Spesso si spaccia per promozione della lettura la presentazione di un prodotto editoriale, l'incontro con un autore, una tavola rotonda con degli esperti su temi di attualità sociale, politica, culturale, di costume e così via. Attività il cui fine non è tanto la lettura quanto la vendita di un prodotto, l'affermazione personale, la formazione di un'opinione. Va da se che queste attività favoriscono la lettura, ciò che voglio evidenziare è che il loro fine non è comunque la lettura intesa come rapporto dell'uomo con la conoscenza.
C'è bisogno anche in Sardegna di escogitare nuovi metodi per attrarre lettori (come l'euro all'ora ai ragazzini in Spagna) oppure bastano le iniziative tradizionali?
Il problema vero è la formazione dei lettori, la formazione dei cittadini della società della conoscenza (fondata sempre più sull'economia della conoscenza). Ciò che bisogna escogitare non sono dei nuovi metodi per attrarre i lettori (ossia quel 14% che già frequenta le biblioteche) ma la trasformazione dei non-lettori in lettori. Questo
può avvenire, a mio avviso, solo con l'affermazione della "lettura" come valore portante della nostra società. Tale affermazione deve essere però sostanziata da politiche attive che prevedano: una didattica della lettura già a partire dagli asili nido sino alla più tarda età e che si fondi su presupposti scientifici, su quella "scienza della lettura" di cui si intravedono i contorni; la presenza di strutture (biblioteche) in cui poter esercitare la lettura come diritto; un sostegno alle famiglie per promuovere le pratiche di lettura come stile di vita; sostegni mirati a tutti coloro la cui attività è funzionale ai processi di "lettura" (autori, editori, distributori, librai, bibliotecari, operatori culturali). Ben vengano comunque tutte le iniziative che pongono il problema della lettura all'attenzione del pubblico anche se avrei preferito che il Sindaco del Comune spagnolo, che ha lanciato l'idea di dare un euro all'ora ai ragazzini che leggono, avesse investito i soldi per aumentare l'orario di apertura della sua biblioteca (aperta per sole 18 ore la settimana), per pagare un "operatore della lettura", per arricchire la dotazione della biblioteca in funzione dei bisogni culturali dei suoi concittadini. E poi non mi è chiara l'idea di premiare l'esercizio di un diritto (il diritto alla lettura).
Il problema prima che di metodo è strutturale: se ne lamenta anche l'Associazione Italiana Editori nel suo ultimo rapporto annuale sullo stato dell'editoria in Italia in cui rileva che "continuano a mancare interventi strutturali a favore della pubblica lettura (in tre anni è diminuita del 24,8% la spesa, cioè le risorse economiche, delle biblioteche per l'acquisto di libri)".
Ritenete di poter offrire un contributo di idee alla prossima Fiera di Macomer?
Sarebbe interessante che la Fiera, di concerto con l'AIE e l'AIB, si facesse sostenitrice di un dibattito che coinvolgesse il mondo accademico sul tema della lettura, sulla possibilità di promuovere una laurea specialistica in "scienza della lettura". Si potrebbe articolare un piano di studi, individuarne le discipline, proporre dei programmi... con l'Università che annualmente fa il punto, alla Fiera, su un tema specifico.
L'editoria sarda sta vivendo una stagione fortunata con l'affermazione di nuovi autori e la pubblicazione di libri di successo. Tutto questo come si traduce nella vostra attività?
In attività di ruotine. Ossia la biblioteca acquisisce e mette a disposizione degli utenti la gran parte della produzione editoriale isolana, fornisce assistenza bibliografica diretta e on-line, localizzando il documento e indirizzando l'utente verso la struttura di servizio più confacente alle sue esigenze, prenotando i documenti, avvisandolo per mail o telefono della disponibilità del documento richiesto, accogliendone i "desiderata" e ponendo in essere tutte le modalità che possono facilitare l'accesso alla documentazione richiesta.
La biblioteca promuove, inoltre, degli incontri, il sabato pomeriggio, con i propri lettori grazie alla disponibilità di alcuni lettori/scrittori/operatori culturali che gratuitamente collaborano con la biblioteca. In genere le attività che vengono svolte, più che rivolgere la loro attenzione alla novità editoriale tout court, affrontano tematiche specifiche o hanno un taglio laboratoriale in cui i partecipanti diventano i protagonisti primi dell'attività.