martedì 15 aprile 2008

Doppia festa con gli studenti per la giornata mondiale del libro

Unione Sarda del 15 aprile 2008

Sono ancora due gli appuntamenti letterari del mese di aprile organizzati dall'associazione culturale Verbavoglio di Macomer, dalla libreria Emmepi e dall'associazione librai sardi indipendenti. Dopo la cena con l'autore di venerdì scorso (nel corso della serata lo scrittore Flavio Soriga ha presentato il suo ultimo libro “Sardiniablues”), venerdì alle 19.30 nel ricovero Castagna, presso la chiesa parrocchiale di San Pantaleo, sarà il turno dello scrittore Stefano Tassinari, che illusterà ai lettori presenti la ultima fatica letteraria, dal titolo “Il vento contro”.

Al termine della presentazione l'associazione Verbavoglio, in linea con lo spirito che ispira l'iniziativa e con l'obiettivo di continuare a discutere a tavola dei temi emersi nella serata, ha previsto una cena fredda.

Intanto domani, in occasione della giornata mondiale del libro e delle librerie, “Emmepi” al mattino ospiterà tra gli scaffali di corso Umberto gli studenti della scuola media “Binna” di Macomer, con le iniziative “La poesia si fa sul dorso” (composizione di testi giocando coi titoli dei libri) e “Senti chi legge” (letture scelte di Roberta Balestrucci). Dalle 19 la stessa Balestrucci e Agostino Sanna presenteranno “Il libro d'accordo”, un originale lavoro di letture musicali su librai e librerie. ( m. a. )

giovedì 13 marzo 2008

Nostra intervista al direttore della Biblioteca Provinciale di Cagliari, Salvatore Melis.

Con questa intervista a Salvatore Melis, direttore della Biblioteca Provinciale di Cagliari (Vico XIV S. Giovanni, 8/12 iniziamo un viaggio nel mondo delle biblioteche. Intendiamo conoscere da vicino le potenzialità, le problematiche, il rapporto con i lettori, la diffusione del libro sardo.
Sarà molto interessante raccogliere commenti e suggerimenti da parte degli utenti.
Andrea Mameli e Gianfranco Meloni

Lo stato di salute delle biblioteche non si misura tanto, in tempi di prestito interbibliotecario, con la loro ricchezza di dotazioni, quanto con l'abbondanza di utenti. Come stanno le cose in Sardegna?
I prestiti interbibliotecari a me pare siano ancora una modalità marginale di accesso al sapere e che i tempi della biblioteca "globale" siano ancora al di là da venire, ma concordo sulla considerazione che lo stato di salute delle biblioteche non debba avere come metro di misura la ricchezza delle dotazioni, anche se ciò non è di secondaria importanza). La salute di una struttura di servizio non può che misurarsi con la rispondenza ai bisogni dei suoi utenti. È chiaro che qui di biblioteca pubblica si tratta e gli utenti sono i cittadini, tutti i cittadini; ricordo che le biblioteche pubbliche hanno finanziamenti pubblici e pertanto sono sostenute da tutti i cittadini, anche da quelli che in biblioteca non vanno. Nei periodi più fulgidi (sic!) le biblioteche pubbliche in Italia sono riuscite a raggiungere il 14% dei cittadini al di sopra degli undici anni, ossia l'86% dei cittadini italiani non si è mai servito di una biblioteca pubblica. L'ultima indagine ISTAT rileva che la quota delle persone che si recano in biblioteca diminuisce nel quinquennio 2000/2005 passando dal 12,7% all'11,7%. Altro che abbondanza di utenti...
Le cause di questa condizione sono da rintracciare in miopie politiche, passate e recenti, da tutti riconosciute e da tutti sempre addebitate ad altri, ma questo è un altro penoso capitolo della nostra storia (dal riconoscimento istituzionale del ruolo primario delle biblioteche - al pari delle scuole - alla loro capillare diffusione nel territorio, al riconoscimento di uno specifico ruolo professionale degli operatori, al giusto sostegno finanziario...). Come vanno le cose in Sardegna? Come vanno in Italia mi verrebbe da rispondere. Infatti è assai poco consolatorio il rilevare che la frequenza delle biblioteche in Sardegna si attesti su quella media del 14% che non si riesce a superare.
Quali relazioni tra eventi come la Fiera di Macomer, ma anche i festival di letteratura e le stesse presentazioni di libri, e la lettura?
Le fiere, i festival, le mostre, sono delle feste della lettura per i lettori (delle non-feste per i non lettori) e un evento rilevante per gli editori, distributori, librai, autori e tutto quel vario mondo che circonda la produzione culturale. Le feste sono dei riti sociali celebrati con ricorrenze fisse o quantomeno con cadenze annuali. Servono a radicare il senso di appartenenza, la consapevolezza del se, a confortare, a condividere, a entusiasmare, a fare nuove conoscenze, incontrare altri. La festa è una pausa di riflessione nello scorrere della quotidianità e "la lettura", per tornare a noi, è più un fatto quotidiano che la sua celebrazione (come l'essere cattolico non si risolve nella partecipazione alla messa domenicale).
Le relazioni tra le feste in questione e la "lettura" spesso dimenticano che la lettura è un fatto relativo alla quotidianità, alle abitudini culturali, alla trasmissione di conoscenze vitali per la sopravvivenza (la lettura è lo strumento principe di formazione della conoscenza in una società in cui il bene più prezioso è il sapere) individuale e sociale, per la formazione umana, personale (intima) e professionale. Spesso si spaccia per promozione della lettura la presentazione di un prodotto editoriale, l'incontro con un autore, una tavola rotonda con degli esperti su temi di attualità sociale, politica, culturale, di costume e così via. Attività il cui fine non è tanto la lettura quanto la vendita di un prodotto, l'affermazione personale, la formazione di un'opinione. Va da se che queste attività favoriscono la lettura, ciò che voglio evidenziare è che il loro fine non è comunque la lettura intesa come rapporto dell'uomo con la conoscenza.
C'è bisogno anche in Sardegna di escogitare nuovi metodi per attrarre lettori (come l'euro all'ora ai ragazzini in Spagna) oppure bastano le iniziative tradizionali?
Il problema vero è la formazione dei lettori, la formazione dei cittadini della società della conoscenza (fondata sempre più sull'economia della conoscenza). Ciò che bisogna escogitare non sono dei nuovi metodi per attrarre i lettori (ossia quel 14% che già frequenta le biblioteche) ma la trasformazione dei non-lettori in lettori. Questo
può avvenire, a mio avviso, solo con l'affermazione della "lettura" come valore portante della nostra società. Tale affermazione deve essere però sostanziata da politiche attive che prevedano: una didattica della lettura già a partire dagli asili nido sino alla più tarda età e che si fondi su presupposti scientifici, su quella "scienza della lettura" di cui si intravedono i contorni; la presenza di strutture (biblioteche) in cui poter esercitare la lettura come diritto; un sostegno alle famiglie per promuovere le pratiche di lettura come stile di vita; sostegni mirati a tutti coloro la cui attività è funzionale ai processi di "lettura" (autori, editori, distributori, librai, bibliotecari, operatori culturali). Ben vengano comunque tutte le iniziative che pongono il problema della lettura all'attenzione del pubblico anche se avrei preferito che il Sindaco del Comune spagnolo, che ha lanciato l'idea di dare un euro all'ora ai ragazzini che leggono, avesse investito i soldi per aumentare l'orario di apertura della sua biblioteca (aperta per sole 18 ore la settimana), per pagare un "operatore della lettura", per arricchire la dotazione della biblioteca in funzione dei bisogni culturali dei suoi concittadini. E poi non mi è chiara l'idea di premiare l'esercizio di un diritto (il diritto alla lettura).
Il problema prima che di metodo è strutturale: se ne lamenta anche l'Associazione Italiana Editori nel suo ultimo rapporto annuale sullo stato dell'editoria in Italia in cui rileva che "continuano a mancare interventi strutturali a favore della pubblica lettura (in tre anni è diminuita del 24,8% la spesa, cioè le risorse economiche, delle biblioteche per l'acquisto di libri)".
Ritenete di poter offrire un contributo di idee alla prossima Fiera di Macomer?
Sarebbe interessante che la Fiera, di concerto con l'AIE e l'AIB, si facesse sostenitrice di un dibattito che coinvolgesse il mondo accademico sul tema della lettura, sulla possibilità di promuovere una laurea specialistica in "scienza della lettura". Si potrebbe articolare un piano di studi, individuarne le discipline, proporre dei programmi... con l'Università che annualmente fa il punto, alla Fiera, su un tema specifico.
L'editoria sarda sta vivendo una stagione fortunata con l'affermazione di nuovi autori e la pubblicazione di libri di successo. Tutto questo come si traduce nella vostra attività?
In attività di ruotine. Ossia la biblioteca acquisisce e mette a disposizione degli utenti la gran parte della produzione editoriale isolana, fornisce assistenza bibliografica diretta e on-line, localizzando il documento e indirizzando l'utente verso la struttura di servizio più confacente alle sue esigenze, prenotando i documenti, avvisandolo per mail o telefono della disponibilità del documento richiesto, accogliendone i "desiderata" e ponendo in essere tutte le modalità che possono facilitare l'accesso alla documentazione richiesta.
La biblioteca promuove, inoltre, degli incontri, il sabato pomeriggio, con i propri lettori grazie alla disponibilità di alcuni lettori/scrittori/operatori culturali che gratuitamente collaborano con la biblioteca. In genere le attività che vengono svolte, più che rivolgere la loro attenzione alla novità editoriale tout court, affrontano tematiche specifiche o hanno un taglio laboratoriale in cui i partecipanti diventano i protagonisti primi dell'attività.

venerdì 1 febbraio 2008

Una proposta provocatoria?

Noblejas La notizia. Un euro all'ora per leggere e studiare in biblioteca. Lo stanzia Agustín Jiménez Crespo, Sindaco del Comune di Noblejas (Toledo), per i ragazzini delle elementari e delle medie che frequentano la Biblioteca Municipal. Un educatore controlla l'attività svolta dai ragazzi e a fine mese la paghetta viene consegnata ai genitori. Abbandono scolastico, scarse iscrizioni alle università e: "atajar el grave problema del fracaso escolar que hay en los pueblos industriales como Noblejas, donde el índice de este fracaso ronda el 85%" sono gli obiettivi del sindaco socialista (alla guida del Comune spagnolo dal 1982). Ma i benefici per questa cittadina di 3 mila abitanti (famosa per i suoi vini, come si evince dallo stemma) non si limitano all'età scolare: "Noblejas - ha spiegato il Sindaco - contará en breve con profesionales cualificados, incorporados a la plantilla municipal, encargados de extender una verdadera cultura del estudio entre la población y de brindar apoyo extraescolar a los alumnos que presenten mayores dificultades de aprendizaje".
Una proposta provocatoria? Prima di sentenziare in merito alla reale utilità dell'iniziativa (sulla quale io proverei a scommettere) sarebbe interessante osservarne i risultati (l'operazione sarà avviata tra un mese: il primo marzo).
La proposta: perché non sperimentare questa simpatica iniziativa proprio a Macomer, in occasione della prossima edizione della Mostra del Libro?
Al Comune di Macomer (particolarmente attento alla diffusione della Cultura), alla Provincia di Nuoro e all'Assessorato Pubblica Istruzione della Regione il compito di verificare la concreta fattibilità (e la reale utilità) dell'operazione.
Andrea Mameli, primo febbraio 2008



Spanish Town to Pay Kids to Read (By Iain Sullivan, Associated Press Writer, feb. 4, 2008)

Un alcalde de Toledo pagará un euro a la hora a los niños que estudien en la biblioteca abc.es (30 gen. 2008)

Un euro per il giovane che legge (L'Unione Sarda, 16 febbraio 2008, pagina 30)

giovedì 31 gennaio 2008

Record di presenze e di opere (Mario Argiolas, n. 55, dicembre 2007)

Una “formula” di vera vitalità
Macomer. «Una formula che conferma la sua vitalità»
Con oltre ventimila visitatori, il record di copie vendute e la positiva sinergia con la Regione e con il Comune la 7a edizione della Mostra del libro chiude con un bilancio largamente positivo. Anche i librai indipendenti hanno venduto molto bene, sia i libri della piccola e media editoria di qualità sia i libri per ragazzi». Non sono mancate anche quest'anno le solite polemiche sul possibile trasferimento della Mostra a Cagliari ma con questa edizione la Mostra del libro di Macomer ha messo la parola fine su ogni ipotesi di questo tipo. La centralità di posizione, il rapporto con il territorio, la possibilità concreta di interagire, per la facilità dei collegamenti, con tutte le aree geografiche dell'isola, hanno giocato a favore di questa conferma. Altro elemento centrale è il ruolo del Comune di Macomer, che ha puntato con convinzione sulla cultura del libro in un territorio ricco di tradizione in questo senso. Basti pensare all'esperienza dei centri Unla, dei circoli di cultura popolare e dei circoli di lettura, che a partire dagli anni '50, grazie ad un progetto europeo di alfabetizzazione, hanno diffuso capillarmente la pratica della lettura.
La Mostra del libro ha trovato, grazie ad una direzione collegiale che vede protagonisti gli editori sardi, i librai indipendenti e le associazioni culturali, capaci di interagire in modo corretto con le istituzioni (Regione e Comune), la formula vincente, basata sulla partecipazione del pubblico attraverso il coinvolgimento delle scuole, gli approfondimenti, il dibattito, il confronti tra gli autori e degli editori con il pubblico dei lettori. L'obiettivo è quello di abbandonare definitivamente l'idea di un pubblico consumatore passivo di stereotipi, a favore di un pubblico attivo creatore di nuovi linguaggi. Sicuramente c'è ancora molto lavoro da fare, ma l'idea di lavorare tutto l'anno, anche attraverso il blog http://mostralibro.blogspot.com attorno ad un tema - quest'anno era «Il futuro le parole e le idee per immaginarlo» - con
un'ottica di sistema, rende possibile organizzare eventi per produrre cultura più che per consumarla.
Mario Argiolas, Presidente Aes.

mercoledì 23 gennaio 2008

Si parte con un inizio lento e stentato ma la fiera del libro di Macomer è ok (Salvatore Tola, Librando, n. 55 dicembre 2007)

La valutazione di una fiera del libro – e di ogni altra manifestazione del genere – può basarsi all’inizio, e sino a quando non si dispone di dati concreti, soltanto sulle impressioni personali. E le impressioni, nei primi giorni dell’ultima fiera del libro di Macomer, non erano incoraggianti. A causa soprattutto della pioggia e dell’abbassamento della temperatura, preoccupanti in una cittadina notoriamente esposta ai venti e alle intemperie. Poi per fortuna ha fatto capolino il sole, e l’afflusso del pubblico è stato favorito, durante il fine settimana, dal tempo nuovamente bello: lo si avvertiva anche dall’interno dei locali delle ristrutturate caserme “Mura”, che hanno pareti luminose e si affacciano verso l’esterno con ampie vetrate. Nel giro di poche ore anche il clima è cambiato e i visitatori hanno iniziato a moltiplicarsi e ad affollarsi, anche al di là delle più rosee previsioni. Lo conferma un primo dato approssimativo sulle vendite, che parla di un aumento del 20/25% rispetto all’edizione dell’anno passato. E’ d’obbligo chiedersi cosa possa aver contribuito a migliorare ulteriormente i risultati di una manifestazione che sembrava avere già raggiunto il massimo delle sue possibilità; e stabilire cosa si può ancora fare per ottenere in futuro risultati ancora più significativi. Da un punto di vista più generale ha certo il suo peso il fatto che la fiera ritorna puntualmente di anno in anno, così che tutte le categorie interessate, e in particolare il pubblico dei lettori, possono contare su un appuntamento annuale che consente di fare il punto sui traguardi e le prospettive dell’editoria in Sardegna. Né vanno dimenticati la posizione di Macomer, baricentrica all’interno dell’isola, e il ruolo di polo commerciale che svolge da tempo immemorabile. Nelle prossime edizioni dovrà comunque essere curato meglio il collegamento tra la fiera e le iniziative esterne per un verso, gli alberghi e i ristoranti per l’altro. Per quanto riguarda l’esposizione vera e propria dell’editoria regionale, quest’anno godeva di uno spazio maggiore; e per la prima volta dopo molti anni era ordinata non a seconda dell’argomento ma in base alle sigle editoriali. I libri trovavano il giusto spazio su tavoli e scaffali, e una serie di pannelli che riportavano le varie sigle contribuivano a dare al visitatore un’impressione di ordine e razionalità. I risultati sono venuti anche dal migliore funzionamento delle cassa e dall’aumento del personale messo a disposizione del pubblico. Erano state, infatti, costituite due piccole squadre: una di due persone che si occupavano della vendita; e una di tre, dislocate tra i libri, che rimanevano a disposizione per la consulenza, ma provvedevano anche, con discrezione, sia alla sorveglianza sia al riordino dell’esposizione una volta che era stata “manomessa” dai visitatori. Né si può dimenticare, in una rassegna degli elementi che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione, la fitta serie di appuntamenti che si sono succeduti nelle giornate di apertura, richiamando il pubblico degli appassionati e molte scolaresche e presentazioni di libri, incontri con gli autori, tavole rotonde, dibattiti ecc. A volte si accavallavano, e il pubblico non sapeva quale scegliere, né da quale parte dirigersi per seguirle. Si è avvertita la mancanza di un sistema di altoparlanti attraverso i quali gli organizzatori possano dare i necessari annunci: l’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune assicura che è già in progetto e che se ne può prevedere la disponibilità a partire dalla prossima edizione. Si registra ancora una volta l’atteggiamento che più ha contribuito in questi anni alla crescita della manifestazione: la soddisfazione per i risultati raggiunti non toglie spazio all’impegno nel risolvere i problemi che si presentano via via nello studiare le misure che possano favorire l’ulteriore avanzamento.

giovedì 13 dicembre 2007

I ragazzi leggono Emilio Lussu (2. Debora Spanu)

lussuIntervento di Spanu Debora VB Scienze Sociali Dell’Istituto Magistrale “Baudi di Vesme” di Iglesias

Vorrei aprire il mio intervento con due citazioni, si tratta di due brani che mi hanno orientato nella lettura del breve racconto di E. Lussu Il cinghiale del diavolo.

Nostro Signore ha mandato sulla terra gli animali per il piacere e il sostentamento degli uomini. Se un cinghiale ha su di sé il segno della croce, è lo Spirito del Male che gliel’ha posta. Oppure è un’anima che fa penitenza. Son cose che oggi si vedono di rado, ma i nostri padri, che vivevano giustamente, ne vedevano tutti i giorni (p. 39-40).

E l’altra tratta da un testo più recente del 1967 dello stesso Lussu:
Questo mondo arcaico di cui io parlo, patriarcale e barbarico, aveva una sua civiltà e una sua cultura (…). Esso è scomparso e non è stato ancora sostituito da una nuova civiltà, più avanzata, che lo inserisca nel mondo moderno (p. 29).

Il male di cui narra Lussu nel racconto Il cinghiale del diavolo, e gli elementi ad esso legati, testimoniano certo della presenza in Sardegna di una concezione ancora animistica della natura, tipica di quella civiltà arcaica descritta dallo stesso Lussu, ma ancora presente nella Sardegna odierna, soprattutto nei piccoli centri più distanti dalle grandi città.
Un male cioè che oltrepassa la realtà umana e si estende a tutta la natura, che così si carica di elementi soprannaturali.
(Ancora oggi la letteratura di Niffoi, o alcune pagine di Marcello Fois sembrano voler proporre una natura munita di tali caratteri).
Tale natura nemica, ostile all’uomo, e abitata da spiriti maligni, ricalca certo una immagine della natura ancora di sapore mitologico, animata da potenze superiori e ostili all’uomo.
Tuttavia la permanenza di tali motivi arcaici, rende ancora attuale il monito di Lussu prima richiamato: <> (p. 29).
Ritengo possa essere visto in questo pregnante passaggio, il problema che ancora oggi si pone e su cui si dibatte in Sardegna relativamente al rapporto tra modernità e tradizione e che certo deve aver orientato l’impegno politico di E. Lussu nella fondazione del Partito Sardo d’Azione.
Questa posizione intermedia della Sardegna tra un mondo arcaico, ormai svanito e civiltà moderna non ancora affermata lascia la Sardegna in una posizione di forte contraddizione.

La lettura del racconto è stata un pretesto per affrontare diversi di questi problemi, ad esempio la questione della lingua, dell’identità ed altresì per confrontare la specificità della Sardegna con temi di carattere più generale di ordine non solo storico ma altresì filosofico come quello del rapporto tra pensiero mitico e pensiero razionale.