lunedì 12 novembre 2007

Il piacere della lettura (Davide Saul Leoni, II A, Istituto Superiore ITI Tortoli)

Sin dai tempi più antichi la scrittura è sempre stata un modo per distinguere gli uomini dagli animali. Possiamo ricordare grandi scrittori come Dante, Boccaccio e Manzoni che hanno fatto della scrittura la loro vita, donandoci opere di inestimabile valore culturale. Grandi uomini politici ci hanno lasciato il proprio pensiero e le proprie imprese, che tutti noi oggi possiamo consultare e giudicare.
Era cosi fino a pochi anni fa… Infatti negli ultimi decenni il livello culturale è talmente calato che ormai i racconti e le imprese di grandi personaggi non hanno alcun valore. Secondo me la lettura è un modo per ampliare le nostre conoscenze, sia linguistiche che culturali, che ormai stanno andando, via via, nel dimenticatoio di qualunque ragazzo (con qualche rara eccezione). Non dico questo per fare il lecchino con i professori, come qualcuno avrà sicuramente pensato, ma perché è una questione che ritengo sia penalizzante nei confronti di chi vuole imparare. Anch’io sin da piccolo odiavo leggere, ma crescendo ho capito che la lettura era un modo per riuscire a confrontasi seriamente con le altre persone, perciò ho cominciato a informarmi e cercare libri che soddisfassero i miei bisogni. I miei argomenti preferiti riguardano la storia moderna, il Medioevo: per la prima possiamo dire che mi piace molto seguire le questioni che hanno portato a determinati fatti e avvenimenti; per esempio negli ultimi anni ho letto vari libri riguardanti i disastri dei politici e, soprattutto, della politica italiana. Ho seguito specialmente la vicenda Berlusconi, la sua ascesa al potere in parlamento, i casi di corruzione e favoreggiamenti, il processo SME e tanto altro ancora. Mi interessano questi argomenti, perchè ormai l’informazione in Italia non è più libera e perciò le notizie che riceviamo dalle tv e dai giornali nazionali sono per metà balle, possiamo dire che preferisco fare da me. Riguardo al medioevo invece, posso dire che leggo racconti dell’epoca perché il modo di vita del medioevo mi affascina sin da quando ero ragazzino. Leggo soprattutto racconti riguardanti grandi imprese, come la caduta dell’impero romano da parte dei popoli barbari, storie del regno di Carlo Magno e racconti dei popoli arabi.
A scuola mi ha rallegrato la notizia che avremo iniziato un percorso didattico riguardante la lettura di libri di argomenti molto importanti come la discriminazione sulle donne, in particolare la figura della donna nella cultura islamica, perché mi aiuta ad ampliare un argomento già discusso negli anni passati alle medie. Il libro che io ho letto in particolare, “Nelle mani di mio marito”, racconta di una donna, che grazie al suo coraggio, è riuscita a scappare dalla dura e crudele realtà della vita islamica.
Degli altri libri letti a scuola, cito in particolare “Il Giovane Holden” di Salinger, perché mi ha emozionato lo svolgimento della vicenda che mi impediva di distogliermi dal leggerlo, non tanto per finirlo il prima possibile, ma per la curiosità di sapere come sarebbero andate a finire le avventure del protagonista.
Questo nuovo anno scolastico, invece, si è aperto con una proposta diversa dal solito: partecipare al “Salone del Libro di Macomer”, presentando un libro a nostra scelta, che avremmo dovuto presentare agli alunni di altre scuole di altri paesi. Avendo a disposizione diversi titoli, la nostra scelta è ricaduta sul libro dell’autore foghesino Giacomo Mameli “La ghianda è una ciliegia” che racconta la vita di diverse persone di Perdasdefogu, e perciò, abbiamo pensato di presentarlo in lingua sarda. A me è capitato il capitolo riguardante un ragazzo, che di nome faceva Pietro, che ci ha raccontato come ha passato gli anni della Seconda Guerra Mondiale lontano dal suo paese. Ci siamo preparati minuziosamente e arrivati a Macomer, abbiamo assistito alla presentazione del libro di Antoni Arca “I Racconti Di Nino”, riguardante la vita di Antonio Gramsci. Arrivato il nostro turno per fortuna l’emozione non ci ha prevalso, e siamo riusciti così a presentare il libro in maniera corretta e comprensiva. Dopo di ciò Giacomo Mameli ci ha fatto i complimenti su lavoro svolto e ha ancor più arrichito la presentazione, leggendoci in lingua sarda il capitolo che preferiva di più. Alla fine ci siamo fatti un giro per i padiglioni, dove abbiamo visto altri libri delle case editrici sarde. Potevamo fare degli acquisti ma che, ahimé, anzi ahi noi, in pochi lo hanno fatto. Giacomo Mameli ci ha fatto il piacere di venire con noi a pranzo, dove ho potuto scambiare qualche battuta con lui, anche perché Perdasdefogu è vicino al mio paese natale, Orroli, e i problemi nei piccoli paesi sono quasi sempre uguali. L’esperienza fatta è indescrivibile. Speriamo che la professoressa Mastio ci faccia un pensierino e ci porti anche a Torino… Beh che dire, per il futuro spero che non mi stanchi della lettura … E penso proprio che non accadrà mai.
Leoni Davide Saul
Classe II A
Istituto Superiore I.T.I. Tortoli
Insegnante: Francesca Mastio

domenica 11 novembre 2007

Far leggere? E' un'impresa (L'Unione Sarda, 11 novembre 2007)

Sono un cagliaritano che di mestiere fa, oltre che l'insegnante, l'editore. Sono reduce dalla due giorni del Forum Passaparola. Mi associo ai complimenti che il presidente della Regione Renato Soru ha ricevuto da più parti per aver ospitato una così importante manifestazione. Ho ascoltato, e condiviso in molti punti, il suo intervento alla tavola rotonda conclusiva. Ma non ho potuto fare a meno di rilevare che l'unico suo cenno alla presenza in Sardegna di "un'industria editoriale" è stato per ricordare l'episodio della distribuzione gratuita dei libri sardi "ammassati" nei magazzini della Regione. Neanche un cenno al lavoro continuo e faticoso che i piccoli e medi editori svolgono da anni, non solo con la scoperta di nuovi autori e nuovi temi, ma anche con decine e decine di presentazioni di libri e altre iniziative sul territorio, creando un dibattito in luoghi dove di libri si parla molto poco; con il lavoro nelle scuole, in sinergia con le librerie e i caffè letterari che da qualche anno, grazie agli autori e agli editori sardi, vivacizzano e articolano la loro attività.
Il sostegno della Regione è per noi fondamentale, ieri come oggi, e sono d'accordo (come l'Associazione degli editori sardi ha già avuto modo, reiteratamente, di dichiarare) con scelte che ci consentano di superare ogni residuo di assistenzialismo: questo è possibile se non viene a mancare la fiducia delle Istituzioni verso il nostro lavoro di editori e, conseguentemente, il dialogo imprescindibile per la promozione di quei "comuni interessi" che convergono nella incentivazione della lettura.
Non si può dimenticare che accanto ai grandi Festival con ospiti nazionali e internazionali, esiste una Fiera del Libro che da sette anni a Macomer rappresenta un momento di confronto fra tutti coloro che operano in questo settore. Oltre cinquecento ragazzi di scuole provenienti da tutta la Sardegna sono stati coinvolti nel progetto "La scuola adotta un libro sardo", un progetto che la dottoressa Borsari, direttore scientifico del Festival Filosofia di Modena, ha definito «formidabile». Un progetto nuovo ed originale nato in Sardegna, a Macomer. Dalla Regione mi aspetto che l'editoria sarda, un settore imprenditoriale in buona misura sano, serio e competente, sia incentivata con giusti interventi strutturali (innanzitutto una nuova legge per l'editoria, corsi di formazione per tutti i componenti della filiera del libro, una efficace distribuzione dentro e fuori la Sardegna, la creazione di luoghi e occasioni di lettura, una strategia più attenta, mirata e flessibile nella partecipazione alle fiere ed altro ancora). Non basta "non ostacolare" processi virtuosi: occorre semmai farsi carico delle proprie responsabilità, nell'ottica di una democrazia partecipata, in questo momento felice che forse ci consentirà di uscire dall'imbarazzante ritardo culturale della nostra isola.
Giuseppe Mocci (Aipsa edizioni, Cagliari)
L'Unione Sarda, 11 novembre 2007 (pagina 17)