sabato 3 novembre 2007

Microcosmo autosufficiente. Amalia Maria Amendola (Roma, 3 novembre 2007)

Sono contenta di come sia andata la presentazione del mio saggio L’isola che sorprende. La narrativa sarda in italiano (1974-2006), perché ha permesso che alla Fiera di Macomer prendessero parte al dibattito sulla letteratura sarda anche persone esterne – me compresa – al ristretto ambiente culturale isolano, troppo spesso autoreferenziale. E in fondo è proprio questo messaggio di apertura che il mio saggio vuole lanciare, dimostrando che il mondo accademico nazionale, Walter Pedullà in primis, si è interessato alla produzione letteraria isolana, in un momento sicuramente molto favorevole agli autori sardi che, da Salvatore Niffoi a Milena Agus, hanno riscosso un notevole successo, tanto in Italia quanto all’estero. Un’ulteriore conferma di questo bisogno per la Sardegna di sprovincializzarsi è venuto dalle critiche mosse dall’editore romano Daniele di Gennaro (Minimum Fax), che ha preso parte alla tavola rotonda I presidi del libro della Sardegna, inaugurati negli stessi giorni a Macomer: «Fuori dalla Sardegna gli autori sardi si leggono non in quanto sardi, ma perché, molto più semplicemente, sanno scrivere belle storie». Spero vivamente che questo dibattito iniziato a Macomer possa essere portato al di fuori della Sardegna, e magari proseguire alla Fiera della piccola e media editoria di Roma.
Per quanto mi riguarda, sicuramente questa esperienza mi ha dato molti spunti per continuare i miei studi sulla letteratura sarda che, paradossalmente, continua ad affascinarmi proprio per il suo essere una sorta di microcosmo autosufficiente, che si alimenta delle proprie tradizioni storiche, politiche, antropologiche, linguistiche e letterarie.
Amalia Maria Amendola, Roma, 3 novembre 2007

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