domenica 28 ottobre 2007

La biblioteca di Babele abita a Macomer

Dibattito vivace sullo stato dell'editoria in Sardegna, ma si parla che di scienza e fantascienza
La biblioteca di Babele abita a Macomer
Alla Fiera del libro fra incomprensioni, speranze e strategie per il futuro

DAL NOSTRO INVIATO
EMILIANO FARINA

Oltre che di nuove tendenze e scaffali da esplorare, la Mostra regionale del libro è anche un'occasione per discutere sullo stato dell'editoria in Sardegna. E sul suo futuro. Ieri a Macomer un gruppo di rappresentati della filiera regionale del libro si sono guardati negli occhi, si sono beccati l'un l'altro, hanno proposto strategie che, più che soluzioni, hanno l'aspetto di speranze. Una serie di sgomitate sotto lo sguardo incuriosito di un paio di editori d'Oltretirreno, animati da un approccio completamente diverso alla questione.
Il clima del dibattito è quello scaturito dalla recente diffusione dei dati Istat (2006) sull'amore degli italiani per la lettura: il 55 per cento (oltre i sei anni) sono risultati non lettori. La Sardegna si è piazzata in una posizione intermedia con il 57 per cento. Come dire: le tantissime manifestazioni per lo stimolo alla lettura non solo non avrebbero prodotto risultati, ma addirittura coincidono con un calo delle vendite in libreria. La posizione dell'associazione regionale dei bibliotecari è netta: «Ci sentiamo poco amati dai librai e da tutti gli altri componenti della filiera». Eppure, spiegano, le biblioteche non sono altro che lettori organizzati dalla mano pubblica, ossia clienti. Quindi il presidente, Sandro Ghiani, se la prende direttamente con il metodo di fare promozione e sostiene che tutti invitano alla lettura ma «ciascuno lo fa per conto suo e a volte in contrasto l'uno con l'altro. E senza coinvolgerci quasi mai. Ci vuole una strategia comune e a lungo termine».
Se da una parte il numero dei frequentatori dei luoghi di lettura pubblici è in aumento, lo si deve più all'utilizzo dei servizi multimediali (internet) che alla voglia di leggere. La situazione delle biblioteche regionali presenta due caratteristiche principali: nelle città più importanti come Cagliari e Sassari non mancano di certo ma il servizio non è capillare a livello di quartieri. Completamente rovesciata quella nei piccoli centri: esistono soltanto servizi di pubblica lettura «spesso non adeguati». Anche le biblioteche scolastiche non se la passano bene. Secondo Gianni Marilotti (rappresentante del Presidio del Libro) «otto su dieci sono dirette da personale inadeguato per ricoprire il ruolo: servono bibliotecari, non semplici docenti».
Se i bibliotecari lamentano disattenzione e carenze, i librai li guardano con scetticismo e rilanciano: «Nelle librerie regionali si vendono sempre più libri sardi - assicura Aldo Addis, vicepresidente dell'associazione librai indipendenti - l'aumento è rilevante ma oggi difficile da quantificare». Quindi invita a continuare a investire nella scuola e a mettere da parte le polemiche. L'Aes, l'associazione che da 21 anni riunisce la maggioranza dell'editoria sarda (33 editori con l'85 per cento della produzione) è quella che intrattiene più rapporti con la Regione per quanto riguarda le manifestazioni, si difende: «La promozione che si fa attualmente è piuttosto efficace - risponde Giuseppe Mocci -: dalla Fiera di Francoforte a quella di Torino, fino alle più piccole: siamo ovunque». Poi lancia la proposta di una nuova legge sull'editoria e la creazione di un sistema comune che permetta un maggiore dialogo con le istituzioni.
Ma secondo certi editori, i problemi non sono necessariamente collegati ai dati Istat. «Piuttosto dobbiamo interrogarci sulla flessione delle vendite con la conseguente chiusura di molte librerie - dice Vanna Fois della Ilisso -, l'unico dato che ci deve interessare è la risposta del mercato». O anche la questione dei cosiddetti «libri invisibili», lavori validi che non arrivano mai al lettore perché «un meccanismo prevaricatore terribile» li tiene lontani dalle librerie. Sempre secondo la Fois, un buona parte di colpa è della stampa che recensisce o segnala solo certi tipi di testi, mentre altri li destina all'oblio. E comunque l'editoria medio-piccola è costretta a fare i conti anche con lo strapotere dei grandi gruppi. «Quattro o cinque che detengono il 90 per cento della produzione».
SGUARDI DALLA PENISOLA Mentre bibliotecari, librai ed editori sardi continuano a beccarsi, gli ospiti d'Oltretirreno osservano la scena tra stupore e un po' di spavento. Valentina Francese (Fanucci editore), taglia corto e illustra l'esperienza in una casa editrice di settore e di medie dimensioni. «Il tempo delle presentazioni come promozione sta terminando, bisogna prendere i lettori da giovani e collaborare con scuole e biblioteche». La sua ricetta: riduzione delle novità annuali, aumento della qualità ed evitare di cercare a tutti i costi il best seller salva-stagione.
Daniele De Gennaro della Minimum fax: «Il marchio doc da parmigiano sul libro sardo mi mette ansia. I libri sardi stanno avendo successo perché sono validi e non perché sono sardi. L'ibridazione è un elemento fondamentale». Quindi consiglia di puntare sulla "botta emotiva": associare la lettura dei testi a tutte le arti utilizzando linguaggi che si fondano tra loro. «Noi operiamo così, in quindici anni siamo cresciuti tantissimo».
SPAZIO ALLA FANTASCIENZA Ciò che ieri era fantascienza oggi è scienza: questo il tema dell'incontro tra gli studiosi Franco Meloni, Manuela Uda e Andrea Mameli. Si è sottolineata l'importanza della conoscenza della scienza per i cittadini che si trovano di fronte a scelte elettorali su temi scientifici: c'è un forte bisogno di laureati in materie scientifiche. Oggi si parla ancora di fantascienza (Casa Attene, ore 11), stavolta legata al fumetto come strumento espressivo.

Unione Sarda del 28/10/2007

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