mercoledì 28 novembre 2007

Scrittori con tante scuole, presto i fumetti

(Bepi Vigna, Sardinews Nov. 2007)

Nel fitto calendario sardo di appuntamenti dedicati alla letteratura, la Mostra del Libro di Macomer è ormai, per tradizione, una delle manifestazioni più criticate. Ogni anno si sentono ripetere più o meno le stesse cose: è una fiera che non ha ancora trovato una sua fisionomia, è troppo concentrata sul libro sardo, è troppo provinciale, la comunicazione è poco curata, e via discorrendo.
Pochi riconoscono che una rassegna, di fatto ancora giovane (appena sette edizioni) qualche passo avanti lo ha comunque fatto, ma che soprattutto ha le carte in regola per crescere ancora. Si tratta, pur sempre, dell’unica vera occasione di confronto per gli editori e gli scrittori sardi, ed è l’unica rassegna del settore dove il coinvolgimento delle scuole avviene in misura importante.
Sono proprio questi gli aspetti sui quali puntare, quelli che possono dare un’anima alla Mostra. L’accusa di troppa sardità si può condividere solo in parte. Non è sbagliato di per sé pensare a una vetrina della produzione culturale isolana, l’importante è che vetrina lo sia realmente, ovvero che non sia una manifestazione rivolta soltanto al pubblico locale, ma che guardi lontano, che costituisca una reale occasione di confronto con quanto accade fuori dai confini dell’isola.
Il problema vero, semmai, e decidere quale strada scegliere per rendere possibile questo confronto. Si deve puntare sulla mondanità, coinvolgendo magari gli autori “di grido” (che il più delle volte sono solo volti televisivi) e puntando sulla curiosità del pubblico di vedere da vicino le “persone famose”? Questa strada, che è quella su cui ultimamente si muovono molti operatori culturali, non porta da nessuna parte e tradisce un reale atteggiamento provinciale.
Non bisogna confondere i nani e le ballerine con la letteratura. Nani e ballerine magari possono
tornare utili all’interno dei percorsi della comunicazione (che vanno curati e migliorati), ma si devono fermare lì, tenuti ben distinti dagli altri aspetti di una rassegna che deve avere natura di appuntamento culturale.
Può essere importante, invece, riconsiderare la centralità geografica di Macomer e della Sardegna per farne un luogo privilegiato di confronto per la produzione letteraria che arriva da ogni sponda del Mediterraneo. Aprire corsie preferenziali per la cultura dei Paesi del Nord-Africa e del Medio Oriente, creare un momento di incontro tra culture considerate a torto marginali, può essere l’autentica chiave vincente della Mostra del Libro. La letteratura è conoscenza e quindi apertura, capacità di accogliere il nuovo e il diverso, e proprio in questi aspetti la
Sardegna vanta un preciso retaggio culturale, non solo perché sempre l’isola è stata crocevia di navigatori e viaggiatori, ma anche per il carattere tradizionalmente ospitale che ha sempre contraddistinto la sua gente.
Non bisogna scordare che il Mediterraneo si appresta a diventare una delle “zona di libero scambio” più grandi del pianeta, comprendente 600-800 milioni di persone, tra Paesi membri dell’Unione Europea e quelli della sponda sud. Siamo quindi alla vigilia di un passaggio epocale, che comporterà un confronto sempre maggiore sui temi della cultura e che rappresenta una imperdibile occasione di crescita culturale. Per quanto riguarda la partecipazione dei giovani e la collaborazione delle scuole, Macomer costituisce già di per sé un esempio importante. Quest’anno, i laboratori organizzati dal Centro Internazionale del Fumetto di Cagliari, hanno
riscontrato un numero di presenze altissimo e imprevisto. L’unico rammarico è che, per oggettive difficoltà logistiche, il decentramento delle attività nella casa Attene, ha tenuto separate l’illustrazione e la narrazione per immagini dal resto della fiera, ma è un problema a cui si potrà rimediare. Anzi, c’è allo studio da tempo l’idea di associare alla Mostra del Libro un concorso per illustratori, nel solco di una tradizione che ha sempre visto la Sardegna in prima fila nell’ambito della grafica applicata. Sarebbe un buon segnale se fosse proprio Macomer a ricordare con
un appuntamento prestigioso, che nella nostra isola esiste una grande scuola di illustratori, negli anni Trenta è stata all’avanguardia in Europa. Il concorso si potrebbe intitolare al macomerese Ennio Zedda, un artista ormai quasi dimenticato, che pure è stato uno tra i più innovativi e moderni del suo tempo.
Tra gli anni Venti e Trenta disegnava per la La Tribuna Illustrata e Il Balilla e nei suoi lavori vi era sempre una particolare attenzione agli accostamenti cromatici, con intarsi vivacissimi che risentivano della lezione futurista, recepita nell’accurata composizione delle tavole e nella dinamicità al racconto, che raggiungeva risultati quasi cinematografici. Non a caso fu anche uno dei pioniere del cinema d’animazione, partecipando al progetto di un lungometraggio su Pinocchio, rimasto poi incompiuto.

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