domenica 28 ottobre 2007

«Restauriamo qui i nostri libri antichi»





La Fiera dà lo spunto per un laboratorio al servizio della provincia

TITO GIUSEPPE TOLA

MACOMER. Aprire un laboratorio di restauro dei libri antichi a Macomer al servizio del sistema bibliotecario provinciale che muove i primi passi. La proposta è dell’assessore alla Cultura del comune, Gigi Muroni, e trae spunto dalla presenza alla Fiera del libro di un laboratorio del Centro regionale di restauro dei beni librari che ha suscitato grande interesse.
I visitatori della Fiera del libro si soffermano incuriositi nel laboratorio dove i fratelli Alessia e Carlo Lussu spiegano come si ricostruiscono le pagine di un libro divorato dai tarli e soprattutto cosa non si deve fare nel tentare di riparare un libro antico con i quinterni sconnessi, la copertina malandata e le pagine infestate da funghi e parassiti. Gigi Muroni, che è anche consigliere provinciale e si occupa del sistema bibliotecario, ha pensato alla necessità di recuperare i fondi storici delle biblioteche che ne faranno parte, ma anche di tutte le altre. «Il sistema - dice - può munirsi di un laboratorio che dia risposta a questa esigenza. Il patrimonio librario provinciale ha testi di valore che necessitano di restauro. Attualmente si mandano i libri a Cagliari o ai laboratori privati. A Macomer è possibile attrezzare un laboratorio che, anche per la posizione, può servire le biblioteche di mezza Sardegna».
Restauratore di libri, però, non ci si improvvisa. Esiste un corso di laurea triennale, ma non basta per acquisire l’esperienza e la manualità necessarie per rifare le parti mancanti di una pagina, che non vanno riscritte. «Quello - dice Carlo Lussu - è compito degli storici. Il nostro lavoro si limita a ricostruire la parte cartacea che manca, rimettere insieme i volumi e altri interventi. Il tutto con le tecniche e i materiali usati dai rilegatori originari». La sorella Alessia lavora alla ricostruzione delle pagine di un manoscritto di teologia proveniente dalla biblioteca di Bosa. La carta mancante viene “rattoppata” con carta giapponese che “incolla” in modo che il restauro sia visibile. Impiega un collante a base di cellusosa molto tenace. «I libri - spiega Carlo Lussu - non si devono riparare col nastro adesivo o con colle viniliche perché si aggiunge danno al danno. La riparazione va fatta nei laboratori specializzati. Il centro regionale è stato voluto ed è cresciuto grazie a Paola Bertolucci, che ha diretto il settore dei beni librari dell’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione».

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