mercoledì 24 ottobre 2007

I piccoli peccati della mostra del libro (L'Unione Sarda, 24 ottobre 2007)

marci La Mostra del libro sardo che oggi si inaugura rappresenta, a suo modo, una vicenda esemplare. Nata sette anni fa, a Macomer per una felice intuizione dell'assessore Pasquale Onida, ha cercato di conseguire tre principali obiettivi: offrire una rassegna della produzione editoriale, costruire un rapporto più saldo fra il mondo della scuola e il libro, creare un "polo di sviluppo" culturale in una zona centrale della Sardegna. In una situazione serena dovremmo fare un bilancio e chiederci se tali scopi siano stati conseguiti e se esista un rapporto virtuoso fra investimenti effettuati e risultati ottenuti. E comunque lo facciamo, questo bilancio, sia pure in breve, per dire dei passi compiuti, dagli esordi nella fiera del bestiame di Sant'Antonio alla sistemazione in locali del centro di Macomer, restaurati e (quasi) idonei alla nuova destinazione. La vetrina dei libri è diventata sempre più ampia e non rappresenta solo la produzione isolana; il rapporto con le scuole è cresciuto e, in qualche caso, ha dato luogo a momenti entusiasmanti; i visitatori sono aumentati e il centro Sardegna diviene, per alcuni giorni, la capitale culturale dell'Isola. Tutto bene, dunque? Non proprio: si sarebbe potuto fare di più e meglio, si sarebbero dovute superare le lentezze tipiche delle gestioni pubbliche, anche individuando una figura di responsabile (quale per la Fiera del Libro di Torino è Ernesto Ferrero) capace di definire meglio un progetto da rinnovare anno per anno con il contributo di tutti i soggetti interessati. Purtroppo, però, su quella Mostra si sono appuntate le non cristalline attenzioni di gruppi privati che hanno seguito la stessa strategia tante volte applicata in altri campi, dalla scuola alla sanità, e che consiste nell'approfittare dei limiti di un'iniziativa pubblica - comunque orientata agli interessi della collettività - per dirigere i finanziamenti verso intraprese di singoli, anche meritevoli, ma che non corrispondono a generali interessi. Gli editori sardi sono stati dipinti come un'accolta di profittatori; del lavoro compiuto da tanti che nel corso di un lunghissimo tempo hanno fatto convergere competenze diverse verso un comune obiettivo, si è parlato come di una perdita di tempo; della scuola, come è noto, importa a ben pochi, in Sardegna. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e non c'è bisogno di ricordare che anche le Province del medesimo orientamento politico dell'amministrazione regionale, ne criticano i comportamenti di accentuato soggettivismo e gli scarsi risultati ottenuti proprio nel campo dell'istruzione. Uno dei motivi di tale fallimento può essere questo: che a un progetto di Mostra del libro al quale partecipassero da protagonisti migliaia di soggetti, è stato opposto quello dello scrittore che parla dalla finestra alle folle plaudenti. Un nonsenso: per giunta profumatamente pagato col danaro di tutti.
Giuseppe Marci - L'UNIONE SARDA - 24.10.2007

2 commenti:

Anonimo ha detto...

In un luogo come Macomer, più vicino a Nuoro e Oristano e comunque non troppo lontano da Cagliari e da Sassari, quindi simbolicamente "vicino" a tutti i sardi, l'incontro e il confronto diviene molto costruttivo. E' vero come scrive Marci che si sarebbe potuto fare di più e meglio e che si sarebbero dovute superare le tipiche lentezze della gestione pubblica, ma individuare un responsabile unico è compito assai arduo. Meglio proseguire con la condivisione collegiale di compiti e responsabilità come si è fatto finora.

Anonimo ha detto...

Mi spiace non condivido, il prof. marci ripropone vecchie polemiche e divisioni che proprio la mostra di macomer ha contribuito ha superare.
Dire che la regione non interviene nel campo della cultura è quantomeno ingeneroso.
Non mi risulta poi che i vari festival che si tengono in Sardegna siano mossi da interessi privati, prevale invece il lavoro volontario
di scrittori, editori e operatori della cultura.
Certo si può fare di più ma attenti alle soluzioni drastiche che possono uccidere una esperienza. Nominare un direttore per Macomer non è una soluzione visto che la mostra è gestita in modo collegiale. Semmai si può ulteriormente irrobustire il comitato organizzatore, rendendolo più autonomo.
Il problema della lettura è molto sentito in Sardegna e ci sono diversi approcci, tutti utili, se convergono verso obiettivi comuni.