venerdì 26 ottobre 2007

Macomer capitale della cultura

Ieri la giornata piovosa non ha favorito l'affluenza di pubblico, gli albergatori lamentano poche presenze
Macomer capitale della cultura
Una mostra del libro con 2000 titoli e 34 editori

I dati medi delle passate edizioni parlano di seimila copie vendute per un giro d'affari di 15mila euro.
Mentre un centinaio di bambini fanno il trenino insieme a maestre e animatrici nella sala dei piccoli, un paio di loro si aggirano in quella dei grandi. Hanno un'aria sospetta e osservano il cofanetto che contiene l'Iliade e l'Odissea tradotte in sardo. Salvatore Tola, consulente per il libro a disposizione dei clienti della settima edizione della Mostra del Libro in Sardegna (il tema è Il futuro. Le parole e le idee per immaginarlo ) inaugurata mercoledì a Macomer, li guarda con soddisfazione. «Che volete, in fondo questa manifestazione è nata per loro. Dove mai si vedono bambini che s'interessano a Omero, per di più in sardo?».
SALTO DI QUALITÀ Da intercomunale e destinata principalmente alle scuole, la rassegna in corso fino a domenica nell'ex Caserma Mura, dal 2001 è diventata regionale. E oggi si ripropone al pubblico sventolando i tre obiettivi per cui è nata: dare la possibilità agli editori sardi di diffondere la produzione regionale, coinvolgere le scuole per invogliare alla lettura gli studenti e valorizzare le zone interne. Difficile dire se i tre bersagli siano stati centrati, sfiorati o sbagliati. Dovendo affidarsi alle sensazioni, giornata di pioggia a parte (e dunque scarsa affluenza), l'idea che prevale su tutte è che con i suoi oltre 2mila titoli esposti da 34 case editrici su un'area di 3mila metri quadrati, il padiglione Tamùli è sicuramente la più appagante e completa libreria isolana. E potrebbe anche bastare così. Le altre arti come musica, teatro o cinema (come riporta la locandina) appaiono come ingredienti superflui per insaporire un piatto già ben condito. I dati di vendita medi delle passate edizioni (confermati dall'Associazione sarda editori) parlano di circa 800 - 1000 titoli venduti per un totale di 6mila copie. Il giro d'affari si aggira sui 15mila euro. «A comprare di più sono soprattutto i residenti dell'interno - spiega Mario Argiolas, presidente dell'Aes - abbiamo scoperto che sono accaniti lettori e, visto che le librerie latitano, per loro questa è un'occasione unica».
VISITATORI MORDI E FUGGI Il visitatore tipo della rassegna arriva un po' da tutta l'Isola ma entra nei padiglioni di via San Lussorio, guarda, compra e se ne va. Insomma, non si ferma in città più di tanto. Dall'Hotel Margherita di via Vittorio Emanuele dicono che al momento non ci sono prenotazioni per il fine settimana e che le stanze vengono occupate soprattutto dagli organizzatori della mostra. «Purtroppo la pubblicità è stata fatta soltanto qualche giorno prima dell'inaugurazione e forse le brochure andavano diffuse prima», sottolineano dalla reception. Dall'albergo Su Talleri, Lia Manconi conferma la tendenza: «Nessun turista ma molte stanze sono occupate dal personale della rassegna». Prenotazioni per il fine settimana? «Per ora niente. Comunque va bene così, ci adattiamo a quello che viene. In fondo Macomer è un po' morto come tutti gli altri paesi. Certo, se la mostra fosse stata a settembre sarebbe stato meglio».
RINASCIMENTO LETTERARIO Mentre nello spazio autori una trentina di spettatori stanno per assistere al dibattito sul cosiddetto rinascimento letterario sardo, Argiolas parla della creatura che organizza insieme a una schiera di colleghi e associazioni. «La direzione è collegiale e quindi non è possibile nominare un responsabile unico come vorrebbe qualcuno. E comunque la fiera non si sposta, resta a Macomer. Ce l'hanno confermato la Regione e le istituzioni locali, anzi ci hanno promesso che aumenteranno i finanziamenti. Ma sono polemiche che qua non hanno peso, forse ce l'hanno a Cagliari». Ma siamo davvero nell'epicentro del rinascimento letterario sardo? «Ma no, sono definizioni di comodo che non piacciono nemmeno a noi - risponde Argiolas - diciamo che come non abbiamo avuto un medioevo letterario non abbiamo nemmeno un rinascimento. Sarebbe meglio dire recupero delle nostre radici».
EMILIANO FARINA

26/10/2007

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