sabato 27 ottobre 2007

Sardegna, un futuro da leggere

La Nuova Sardegna del 27 ottobre 2007

Trentaquattro editori e oltre duemila titoli alla settima fiera del libro promossa dall’Aes
Sardegna, un futuro da leggere
Argiolas: l’isola ormai è un fenomeno nazionale


DALL’INVIATO PAOLO MERLINI

MACOMER. Per il secondo anno consecutivo la mostra del libro di Macomer, la più importante rassegna dell’editoria sarda, si svolge a due passi dal centro della città, e la differenza di gradimento da parte del pubblico balza agli occhi non appena si varca l’ingresso dell’ex Caserma Mura, quella che ormai è stata individuata come sede definitiva. Sono lontani gli anni in cui (per ben cinque edizioni) la mostra era ospitata a tre chilometri da Macomer, in una struttura costruita per fiere zootecniche. La città ora sembra partecipare all’evento, anche se il maggior numero di visitatori viene chiaramente dal mondo della scuola. Ogni giorno i padiglioni della mostra vengono invasi da centinaia di studenti, coinvolti in incontri con gli autori e iniziative per la promozione della lettura. «Credo che da parte dei giovani ci sia, al di là dell’entusiasmo per una giornata di lezione fuori dalle aule, una partecipazione attiva», dice Mario Argiolas, patron della Cuec, una delle storiche e più apprezzate case editrici sarde, e presidente dell’Aes, l’associazione che riunisce gli editori dell’isola. «Quest’anno - continua - per la prima volta cinquecento ragazzi hanno letto, nei due mesi precedenti la mostra, i libri degli autori che sono presenti in questi giorni a Macomer. Giovedì c’è stato il primo incontro tra studenti e scrittori, e noi addetti ai lavori, gli autori in primo luogo, abbiamo riscontrato un interesse sincero e un desiderio di confronto che credevamo impensabile».
- Del resto, anche la nuova politica della giunta regionale a sostegno dell’editoria sembra andare in questa direzione, cioè nella promozione dei libri sardi nelle scuole...
«Quest’anno la Regione ha fatto proprio un nostro progetto con il quale volevamo porre fine alla polemica, per quanto ci riguarda superata, dell’editoria assistita. Abbiamo detto: se l’ente pubblico deve acquistare i nostri libri, facciamo in modo che poi non finiscano ad ammuffire in un magazzino, ma siano destinati a creare nuove fasce di lettori. La giunta ha sposato l’idea, e ha stanziato una prima somma di 500mila euro. Il problema è che non è sufficiente. Dagli istituti sardi sono arrivate duecento domande per la costituzione o il consolidamento delle biblioteche scolastiche. E visto che la stessa Regione prevede una somma di 25mila euro per costituire una biblioteca degna di questo nome, è evidente come quei fondi non bastino. Confidiamo perciò, visto che il progetto ha durata triennale, che gli altri stanziamenti siano adeguati alle richieste».
- Come avviene la scelta dei libri?
«Le scuole possono scegliere gli autori e i libri che ritengono interessanti, a fronte di un’offerta di circa quattromila titoli».
- Torniamo alla mostra di Macomer. Quest’anno c’è qualche novità rispetto al passato?
«Avrà notato che ognuno dei 34 editori presenti ha un proprio stand, al contrario delle edizioni precedenti. Questo perché crediamo che effettivamente ci sia stato un salto di qualità da parte di tutti. C’è poi un tema, intorno al quale ruota tutta la mostra, dai dibattiti agli spettacoli, che è Il futuro - Le parole e le idee per immaginarlo.L’altra novità è che qui non si presenta alcun libro, anche se sono proprio i libri il cuore della mostra... Abbiamo creduto che fosse meglio far discutere gli autori, tra loro e con il pubblico, metterli a confronto su temi di interesse generale, ovviamente connessi alla letteratura. Il futuro è uno di questi».
- Un futuro che sembra sorridere agli autori sardi, si pensi all’affermazione di molti scrittori sul piano nazionale, in alcuni casi internazionale. L’attenzione verso Agus, Todde e Niffoi, solo per citarne alcuni, parla chiaro. E non mancano i debuttanti di successo, come Alessandro De Roma.
La letteratura sarda vive davvero uno stato di grazia? «Penso proprio di sì. Ogni anno compaiono sulla scena nuovi autori, direi una decina, e almeno uno di questi riesce ad affermarsi. Per una regione piccola come la nostra mi sembra un dato che ha dell’incredibile. Proprio l’altra sera, in un dibattito su quella che viene definita la nouvelle vague sarda, abbiamo avuto la conferma che non si tratta di autocompiacimento, ma che ormai si guarda al caso Sardegna come a un fenomeno, si fanno tesi di laurea su questa nuova stagione che passa anche per il cinema e l’arte».
- Il successo riguarda soprattutto la narrativa. Cosa può dire della saggistica, visto che è anche l’attività prevalente della sua editrice, la Cuec?
«È chiaro che il successo degli scrittori di narrativa, e la grande visibilità di cui molti autori hanno goduto, ha offerto elementi di riflessione anche ai saggisti. Direi che ultimamente molti di loro hanno trovato un linguaggio più aperto verso il grande pubblico, meno accademico insomma, dove la dimensione del “raccontare” non è affatto secondaria. Penso per esempio al successo di un giovane come Alessandro Aresu».
- Sta disegnando un quadro idilliaco. Ma il numero dei lettori è proporzionale a quello degli ormai tantissimi autori sardi?
«In Italia si legge poco, come sa. E la Sardegna si colloca, statisticamente, accanto alle regioni del Centro. Stacca quelle del Sud, ma è abbastanza al di sotto delle medie più alte, che troviamo al Nord».
- Come invertire questa tendenza?
«Credo sia necessario fare sistema, dare vita a una forma di coordinamento tra le varie iniziative, dai festival ai presidi del libro. Una rete dove anche la mostra di Macomer abbia un ruolo di stimolo. Perché la spettacolarizzazione della cultura non sempre paga».

Nessun commento: